È questo patrimonio collettivo di testimonianze che dobbiamo trasferire ogni giorno ai nostri ragazzi e in tutte le istituzioni, assumendo per primi ‘’la testa alta e la schiena dritta’’
DOCUSERIE ‘’DONNE DI CALABRIA’’- VISIONE DELL’EPISODIO SU RITA PISANO ALL’ISTITUTO COMPRENSIVO DI CARIATI NEL GIORNO DEL 19ESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI FELICIA BARTOLOTTA, MADRE DI PEPPINO IMPASTATO
Oggi presso il Teatro Comunale di Cariati abbiamo assistito all’evento ‘’Donne di Calabria. L’impegno della donna nella nostra società civile’’ organizzato dall’Istituto Comprensivo di Cariati e dedicato a Rita Pisano. Al dialogo hanno preso parte i docenti e gli alunni della scuola secondaria di primo grado, la professoressa Agatina Giudiceandrea, figlia di Rita Pisano e dirigente scolastica di Casali del Manco 2 e l’amministrazione comunale.
Presente anche l’ingegnere Antonello Giudiceandrea, figlio di Rita Pisano e sindaco di Calopezzati.
Rita Pisano fu sindaca di Pedace (oggi Casali del Manco) dal 1966 al 1984, Dirigente del Partito Comunista di Cosenza e tra i componenti della delegazione calabrese che a Parigi nel 1949 prese parte al “Congresso internazionale dei Partigiani della Pace” ove raccontò le lotte sostenute dai contadini calabresi. Picasso – già Presidente di quell’assemblea – ritrasse in suo volto intitolandolo “La jeune fille de Calabre”.
Rita Pisano sfata il mito di donna calabrese negletta, sottomessa e vittima di soprusi alla quale era negato soprattutto l’accesso all’istruzione; istituì infatti la prima biblioteca per le donne, la ‘’Biblioteca Donne Bruzie’’. Sempre coerente e fedele ai suoi ideali, lontana dal trasformismo politico, si batté per la classe lavoratrice e gli sfruttati, contro tutte le ingiustizie sociali e le disuguaglianze, compiendo un duplice processo di emancipazione, sia come donna che come meridionale.
Nell’idea di mondo di Rita Pisano, la nostra Regione non è succube, non si fa trattare da colonia, e ciò è evidente nell’episodio di ‘’Donne di Calabria’’ a lei ispirato. Dopo la sua visione gli alunni hanno posto interessanti domande alla professoressa Agatina Giudiceandrea, generando un emozionante dibattito che fa ben sperare in un loro protagonismo sociale.
Mai come in questo momento storico cogliamo l’importanza della partecipazione alla vita politica e sociale, ben oltre i confini della mera partecipazione elettorale. Mai come in questo momento storico cogliamo l’attualità del femminismo espresso da Rita Pisano, che non appartiene soltanto alle donne ma anche agli uomini, parte attiva del cambiamento culturale e sociale che può scardinare la figura femminile da ruoli e valori ‘’tradizionali’’ a cui è relegata non soltanto al Sud. Ricordiamo i tristi fatti di cronaca avvenuti nelle ultime settimane, la violenza dilagante e sistemica di un modello patriarcale ormai radicato e accettato in tutti gli ambienti in cui viviamo, arginabile soltanto tramite l’educazione sentimentale-affettiva e la conoscenza storica e di modelli virtuosi e positivi, quale quella erogata stamane.
Un altro esempio di donna coraggiosa ed eroica è Felicia Bartolotta, mamma del giornalista e attivista Peppino Impastato, ucciso da Cosa nostra. Oggi ricorre il diciannovesimo anniversario dalla sua scomparsa. «Io devo difendere mio figlio, politicamente, lo devo difendere. Mio figlio non era un terrorista. Lottava per cose giuste e precise»: da una semplice frase di madre, ventidue anni di lotta per difenderlo, per chiedere giustizia. Protesse l’altro figlio Giovanni rimasto in vita per il suo sacrificio: «Fai parlare me, sono anziana, non mi possono fare come possono fare a te». Una donna contro la mafia.
Felicia Bartolotta non si chiuse in casa a piangere la prematura scomparsa del marito – legato alla mafia del paese – e del figlio, aprì con violenza le porte della sua casa e la sua tragedia al mondo, caricandosi sulle spalle il compito di non far spegnere i riflettori sull’impegno di Peppino. Anche lei ha sfatato un mito, quello della donna siciliana che sta zitta; aveva capito – come la folla all’indomani della morte di Giulia Cecchettin – che bisogna ‘’fare rumore’’ non silenzio.
E fece rumore per ventidue anni, contro i depistaggi e le persone che volevano farla tacere, con l’inchiesta chiusa e riaperta più volte grazie anche all’impegno di alcuni compagni di Peppino e del Centro a lui intitolato; arrivò in tribunale ottantaseienne, puntando il dito contro Badalamenti, assassino di suo figlio. E infine vide la giustizia cercata per Peppino: «L’avete resuscitato» – disse. Si spense due anni dopo a compito ultimato, imprimendoci nella mente il ricordo di una donna e madre forte, insegnandoci che non ci sono scusanti, che il male è una scelta anche per lei che ce l’aveva in casa, anche per lei che aveva i parenti mafiosi. E difatti ha scelto il bene.
È questo patrimonio collettivo di testimonianze che dobbiamo trasferire ogni giorno ai nostri ragazzi e in tutte le istituzioni, assumendo per primi ‘’la testa alta e la schiena dritta’’. Ci auguriamo un incremento massivo di tali iniziative.
Cariati (CS), 7 dicembre 2023
Gruppo Consiliare Lampare
Comune di Cariati